Lasciali parlare: il nuovo film con Meryl Streep è tutto improvvisato

Lasciali Parlare” è il nuovo film di Steven Soderbergh con un’eccelsa Meryl Streep. È stato girato in due settimane su una nave da crociera. Senza pause, senza tempi tecnici e senza copioni. Un esperimento, verrebbe da dire, e davvero ben riuscito. Ecco l’opinione di Antonio Gazzanti Pugliese di Cortone.

Steven Soderbergh è al suo ennesimo film ingannevolmente leggero che tratta di tematiche importanti. È uno dei migliori registi americani in circolazione e il suo marchio di fabbrica è quello di nascondere un significato più profondo dieto a ogni cosa ordinaria. Ha girato “Lasciali parlare” in due settimane sulla Queen Mary 2 e, secondo quanto finora riferito, con alcune scene quasi interamente improvvisate. Quasi, perché si sente chiara e forte la voce della scrittrice Deborah Eisenberg nella gran parte del film. Narra la storia di una famosa scrittrice, Meryl Streep per l’appunto che interpreta Alice Hughes, che viene invitata a ritirare il premio Pulitzer, ma non amando volare decide di andarci in nave e chiede a due amiche di vecchia data di accompagnarla. Durante il viaggio, queste faranno i conti su come il successo della protagonista abbia cambiato tutto per sempre. Ma vedremo la prospettiva anche dagli occhi del giovane nipote della protagonista, Tyler (Lucas Hedges). Le sue amiche invece sono Roberta (Candice Bergen) e Susan (Dianne Wiest).

Lasciali parlare Maryl Streep

Sono passati anni dal più grande libro della vita di Hughes, You Always/You Never, che le ha dato la fama, e la sua nuova agente Karen (Gemma Chan) spera di ottenere finalmente un sequel da quel viaggio in nave. All’insaputa di Alice, Karen si imbarca e si avvicina a Tyler nella speranza che possa scoprire qualcosa di più su ciò su cui sta lavorando l’aula sua protetta. Alice scoprirà che Karen è a bordo, ma questa non è la commedia degli errori che avrebbe potuto essere con il suo set-up.

L’improvvisazione del film è stata un’esperienza. A detta di Candice Bergen è andata così: “Ognuno di noi riceveva una pagina con tutta la storia delle tre protagoniste, di come fossero state amiche al college e non si fossero viste per 30 anni. Poi, una scheda su ogni singolo personaggio e la sua situazione al momento del film, e via si va sul set”. Questo ha sicuramente permesso a Soderbergh di uscire da molte difficoltà che potevano esserci in questo film.

Il personaggio della Bergen ad esempio, Roberta, è una donna ossessionata dal successo di Alice, convinta di trovarsi in crociera solo perché l’autrice ha bisogno di scrivere un seguito alla sua storia. Ma non scade mai nei cliché ed è davvero esilarante. Perché le attrici sono state le prime a creare dei personaggi che non fossero tutti bianchi e neri, avessero il loro punti di forza e di debolezza come nella vita quotidiana tutti abbiamo.

In che modo il successo cambia un’amicizia? In che modo l’aspettativa porta al dubbio? Eisenberg, Soderbergh e il loro cast giocano con domande come queste senza enfatizzarle eccessivamente. Permettono ai personaggi di vagare in sottotrame senza preoccuparsi di riportarli in una narrativa tradizionale. È un film che sarà troppo loquace per alcune persone (ma, dato il titolo, non avranno veramente di che lamentarsi), ma c’è qualcosa di rinvigorente in un film che è più preoccupato per le persone a tutto tondo e genuine che degli archetipi tradizionali di Hollywood. E l’atmosfera casual è sostenuta dalla maestria di alto livello del regista.

“Let Them All Talk” è un film meraviglioso soprattutto se lo si vive come esercizio di recitazione e di regia. Quasi uno spettacolo teatrale. Consigliato!

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